Casoria. Megastore assediati da topi. Imprenditori: «Costretti a chiudere»

CASORIA – «Saremo costretti a chiudere e a licenziare centinaia di operai: di questo passo non si può continuare». Periferie abbandonate e degradate, periferie violate: gli imprenditori sul piede di guerra.
Una petizione popolare da inviare alla Regione è pronta a partire tra tutti i rappresentati legali dei megastore della zona del Cantariello e della Curcumvallazione esterna, nel tratto di Casoria.

Non c’è un solo angolo del territorio lontano dal centro cittadino, infatti, che non sia ridotto in discarica. L’area ex San Salvatore, quella a ridosso dei grandi centri commerciali e dove si trova un enorme campo nomade, è sicuramente l’esempio più eclatante di tanto sfascio. Ci sono enormi cumuli di spazzatura, anche inquinante e tossica, dove proliferano topi in quantità.

Non sfugge ad alcun visitatore dei megastore quella situazione di degrado e sicuramente non è un buon biglietto da visita per la città e per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Carfora che tanto dice di voler fare per cambiare volto al territorio. «Il problema sicuramente esiste ed è pure importante – fanno rilevare al Palazzo di piazza Cirillo – L’ente più volte è intervenuto per cercare di attuare una bonifica della zona ma dopo le prime pulizie la situazione è ritornata nuovamente allarmante già dopo qualche giorno».

E chi si trova a transitare per quelle strade trova di tutto ai margini della carreggiata: vecchi copertoni di auto, elettrodomestici ormai non funzionanti, materassi usati e perfino scorie della lavorazione industriale abbandonate da emissari di imprenditori senza scrupoli. Le squadre ambientali del Comune, apposite sentinelle dell’ambiente in forza al comando della polizia municipale, sono intervenute più volte. E per tanti sono scattate multe, anche salate. Ma il fenomeno non è stato affatto stroncato.

«C’è la necessità di monitorare l’area con apposite telecamere di videosorveglianza per intervenire con tempestività e in maniera mirata nei confronti di chi ogni giorno riduce quell’area in una discarica a cielo aperto sempre più grande» dicono gli esperti delle squadre di sorveglianza. Il problema, intanto, è anche sanitario.

Con l’approssimarsi dell’estate e con i primi caldi ormai alle porte questa situazione di degrado può facilitare la propagazione di malattie infettive e respiratorie. Anche per questo gli operatori orami sul piede di guerra non sono disponibili a tollerare altri ritardi. «Le istituzioni non muovono un dito mentre gli affari, che già risentono di una crisi paurosa, calano ulteriormente» dice un imprenditore del luogo dove c’è anche un complesso di multisale cinematografiche e alcuni punti di ristorazione per i teen-agers.

A creare quell’enorme degrado sono anche le abitudini dei nomadi che utilizzano la zona come loro quartier generale ma pure per disfarsi di tutto ciò che, dopo avere raccolto per strade e quartieri, poi abbandonano dove capita perchè ritenuto inutilizzabile. Un problema sociale, che si innesta in quello già forte di natura ambientale, che finora nessuno ha mostrato di saper risolvere in maniera almeno dignitosa nonostante i tanti proclami che sono gli unici a non mancare mai.

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